The FRANCHI LF58 Carbine |
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Guns Review, Vol. 11, No. 4, April 1971
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The American Rifleman, Vol. 114, No. 7, July 1971
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Il Dott. Ugo Venturoli ha trattato le due armi congiuntamente in almeno due articoli apparsi nel 1971 sulla stampa specializzata anglosassone e statunitense, e per sua gentile concessione essi vengono qui riprodotti nella loro versione originale. Dato il contenuto similare dei due articoli, invece di tradurli individualmente ne ho tratto un unico riassunto in lingua italiana, riportato qui di seguito. Anche le immagini che accompagnano il testo sono state selezionate tra quelle scansionate dalle pagine dei due articoli. ---
La Carabina FRANCHI LF58 L'adozione, da parte degli USA, del fucile M14, camerato per la cartuccia 7,62 mm NATO, avvenuta il 1° Maggio 1957, non fermò il lavoro sperimentale condotto dai due più grandi produttori italiani di armi dell’epoca per produrre una versione migliorata della carabina M1. Essi evidentemente ritenevano che il 7,62 mm NATO non avrebbe rimpiazzato i calibri allora in uso se non dopo un considerevole periodo di tempo, nonostante la NATO avesse annunciato il 15 Dicembre 1953 la standardizzazione del calibro e l’adozione della munizione T65. A sostegno delle assunzioni fatte dai produttori italiani stava il fatto che le carabine M1 ed M2 godevano di un'elevata considerazione tra le truppe alpine dell'Esercito Italiano per il loro ridotto peso e rinculo, e per gli stessi motivi esse fossero apprezzate nei Paesi dell'Asia del Sud, essendo particolarmente adatte alla corporatura mediamente minuta dei militari locali. Quasi contemporaneamente, nel 1958, Beretta e Luigi Franchi proposero due carabine molto interessanti in calibro 30M1. Della carabina Beretta fu data notizia pubblicamente, la carabina Franchi invece non fu mai pubblicizzata.
Carabina LF58 La carabina Franchi LF58 nacque come arma a tiro selettivo a recupero di gas . Il pistone del gruppo presa gas, a lunga corsa, è posto al di sopra della canna. Quando il proiettile supera il foro di spillamento dei gas, ad una distanza di circa 200 mm dalla bocca, una parte dei gas viene dirottata verso un cilindro dove, espandendosi, spinge all'indietro il pistone. Il pistone è parte integrale dell'asta di armamento e del portaotturatore. Due camme sono ricavate nel portaotturatore, e nell'arretrare esse vanno ad impegnare due alette di chiusura presenti sull'otturatore: le alette si sollevano completamente e svincolano l'otturatore solo quando la pressione dei gas è scesa a livelli di sicurezza, e l'otturatore può continuare ad arretrare liberamente assieme al portaotturatore. La carabina Franchi LF 58 incorporava una caratteristica unica per ridurre la cadenza di tiro nel fuoco automatico, poiché ricorreva ad meccanismo costituito da una coppia di cani. Alla pressione del grilletto il primo cane cade, ed al termine della sua corsa, lungo un arco di circa 90°, libera un secondo cane posto alla sua destra, ed è il secondo cane che colpisce il percussore. In tal modo il tempo di percussione viene ad essere raddoppiato, e la cadenza è ridotta a soli 520 colpi al minuto. Grazie a questa ridotta cadenza, la carabina Franchi LF58 poteva essere controllata facilmente nel fuoco automatico, persino un tiratore con minimo addestramento poteva tirare con precisione delle lunghe raffiche. La Franchi LF 58 fu realizzata in un numero ridotto di esemplari. Diverse le versioni sperimentali, la più comune delle quali aveva il calcio pieghevole, ed un mirino collocato all'altezza della presa di gas. L’alimentazione avveniva attraverso caricatori identici a quelli della carabina M1, che potevano essere riempiti con colpi singoli, o a mezzo di lastrine da 10 colpi.
Fucile d'assalto LF 59 Non appena la Luigi Franchi comprese che il 7,62 mm NATO si sarebbe imposto definitivamente, vennero intraprese intense sperimentazioni per produrre un'arma in tale calibro. Mentre i fucili Beretta BM 59 in calibro 7,62 NATO erano conversioni ben concepite del fucile M1 Garand, i progettisti Franchi preferirono basare il loro fucile su un progetto completamente nuovo. E, nonostante l'aspetto esterno dell'arma ricordasse il FAL Belga, il Franchi LF 59, prodotto all'inizio del 1959, fu effettivamente un'arma di concezione originale derivata dalla carabina LF58. Il Franchi LF 59 non utilizzava il pistone a corsa breve utilizzato dal FAL belga, ma ne utilizzava uno a corsa lunga. Quando il proiettile supera il foro di spillamento dei gas, nella parte superiore della canna (ad una distanza di circa 220 mm dalla bocca), una parte dei gas si espande in una camera contro la testa di un pistone spingendolo all'indietro. Il pistone è parte integrale dell'asta di armamento e del portaotturatore cosicché, muovendosi il pistone, delle rampe ricavate nel portaotturatore impegnano due camme presenti sull'otturatore: quando la pressione dei gas è scesa a livelli di sicurezza, l'otturatore viene svincolato dalla scatola di culatta e può continuare ad arretrare liberamente assieme al portaotturatore. Il vincolo tra otturatore e carcassa era realizzato in modo diverso e più semplice rispetto a quanto avveniva nella carabina LF58. Altra differenza con questa era nella molla di recupero, racchiusa in una custodia tubolare che rientrava telescopicamente nel porta-otturatore. Le armi erano simili nell’impostazione generale, e, più specificatamente, ne: - la presenza di uno sportellino, caricato da una molla, sulla finestra di espulsione; - la manetta di armamento, posta sul lato sinistro dell’arma; - il fermo del serbatoio, posto davanti alla guardia del grilletto; - l’avviso di arma scarica, attivato dalla suola dell’elevatore; - il selettore di tiro, a traversino passante, posto sopra il grilletto; - la sicurezza, posta anch’essa sopra il grilletto. Il fucile d'assalto Franchi LF 59 utilizzava lo stesso sistema della carabina LF58 per ridurre la cadenza di tiro. Essa era di soli 580 colpi al minuto, molto bassa se confrontata con quella di altri fucili nello stesso calibro, e, a differenza di questi, l'arma era controllabile anche tirando raffiche prolungate. Lo LF59 era un'arma molto robusta ed efficace, aveva meno componenti della carabina LF58, utilizza lo stesso serbatoio da 20 colpi del fucile M14. Venne fabricata in piccole quantità, ed in varie versioni. I costi di produzione erano, comunque, molto elevati, e questa verosimilmente fu una delle ragioni per cui il Beretta BM 59 non trovò concorrenti nella gara per essere adottato dalla Forme Armate Italiane.
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