Carcano M91 T.S. (Truppe Speciali)

 

Scheda di Absolut - arma fotografata della sua collezione privata

 

Prima e durante la Grande Guerra, il Fucile 91 era stato prodotto in almeno sei arsenali. Ed era evidentemente l'arma lunga individuale principale dell'Esercito.

Ma c'erano truppe che avevano la necessità di utilizzare un'arma più corta del lungo Fucile 91, e solo per fare un esempio basta pensare alla cavalleria (per la quale venne realizzato un moschetto apposito dotato di baionetta incorporata) ed all'artiglieria. I serventi ai pezzi non potevano certo permettersi di caricare tenendo in spalla un Fucile 91!

Tanto per spiegarmi più chiaramente... il Carcano TS non era "poco più corto del fucile", e questa foto, che mette a confronto i due fucili, credo sia più esplicativa delle parole:

 

 

Inutile sottolineare che il Moschetto 91 TS è quello in alto!

Mentre il Moschetto da Cavalleria venne adottato già nel 1893, l'adozione del Moschetto Truppe Speciali avvenne ufficialmente solo nel 1900, anche se ne esistono esemplari prodotti già nel 1898, e la produzione, che è avvenuta nel solo arsenale di Brescia, è andata avanti fino al 1919.

Il fatto che un "fucile corto" fosse assolutamente necessario per le truppe di supporto è innegabile... ed anche gli austriaci, nostri principali antagonisti durante la Grande Guerra, avevano adottato dei fucili corti destinati alle truppe di supporto, a fianco dei lunghi fucili per la fanteria.

In Italia la necessità di un "fucile corto" era assodata, tanto che quando i moschetti 91 TS, a seguito dell'uscita di produzione nel 1919, divennero rari... si creò un nuovo moschetto TS (il 91/24 TS) accorciando i Fucili 91.

La storia di questo fucile fu travagliata, e segnata da parecchie modifiche... con le magliette inferiori, che durante la marcia o durante il caricamento dei pezzi di artiglieria portavano la scatola del caricatore a martoriare le costole dei militari, poi con le magliette laterali. Anche l'otturatore, nato inizialmente con la manetta di armamento dritta, venne velocemente modificato per utilizzare la manetta di armamento piegata.

Il bocchino anteriore fu forse il particolare meccanico più modificato, e forse è la parte più caratteristica di questo fucile estremamente longevo. In Libia di questi fucili ne sono stati usati tanti, e l'ultimo uso di questo fucile, adottato ufficialmente dal nostro Esercito all'inizio del ventesimo secolo, è stato riportato in Chad nel 1970, dove alcuni esemplari sopravvissuti alla Campagna di Libia ancora venivano utilizzati dai guerriglieri.

Diamogli un'occhiata, partendo dall'azione:

 

 

L'alzo è di tipo corto, come quello della Carabina 91 da Cavalleria, contrariamente al successore modello 91/24 che utilizzava il lungo alzo del Fucile 91, e qui è in posizione per il tiro a lunga distanza

 

 

Qui invece l'alzo è ribaltato in avanti, per permettere l'utilizzo dell'alzo da battaglia, tarato a 300 metri

 

 

E questa è la parte anteriore, con il bocchino caratteristico

 

 

Questa visuale dal basso permette di verificare che si tratta di un Moschetto 91 TS con magliette di trasporto posizionate inferiormente, ed in particolare con quella anteriore fissata al bocchino.

E' il caso di notare il supporto per la baionetta, in posizione molto inconsueta, che costringe ad infilare la baionetta ed a ruotarla per bloccarla.

 

 

Un punzone sui ferri ci ricorda che il fucile è stato prodotto nel 1916

 

 

all'Arsenale di Brescia, e non potrebbe essere diversamente visto che questi moschetti furono prodotti solo a Brescia.

 

 

La matricola è compatibile con la data di produzione, visto che nel 1916 si passò dalla numerazione con una sola lettera e quattro cifre alla numerazione con due lettere e quattro cifre. Quindi nel 1916 ci sono state numerazioni da T XXXX ad AF XXXX.

 

 

Ecco la pala del calcio, dove compare anche un attacco laterale per la cinghia che probabilmente non dovrebbe esserci... ma si tratta di un esemplare che con tutta probabilità proviene direttamente dall'Esercito, tanto che non figurano numeri di catalogo né punzoni del Banco...

 

 

e che, come si può vedere dalla cartouche quadrata, ha subito gli ultimi interventi all'Arsenale di Gardone nel 1955... e nel 1955 non era raro che una riparazione venisse fatta assemblando le parti di due armi diverse... e qui troviamo il marchio "FAG " e la stampigliatura "RIP". L'arma è in ottime condizioni di ferri r totalmente priva di camolature, a dimostrazione del fatto che è stata oggetto di cure nel tempo, e la canna è buona, con rigature ben definite.

 

 

E qui... evidentemente la baionetta è probabilmente "di scavo" e non è in condizioni paragonabili a quelle del fucile, ma è interessante notare che, per adattarsi al fucile, ha lo scanso di blocco in senso perpendicolare rispetto a quello della lama, ed il bottone sulla sommità funge da pulsante di sgancio.

 

 

Questo è un dettaglio del meccanismo di sgancio

 

 

e qui possiamo vedere la baionetta nel fodero

 

 

ed estratta.

 

 

Per gli anni di produzione dei Carcano, è disponibile l'apposita pagina.

Per farsi una idea dei vari tipi di Carcano prodotti, c'è una pagina riepilogativa.

Per quanto riguarda i fatti di guerra che hanno visto protagonisti i Carcano, ecco un riepilogo

 

Qualche dato sull'arma:

Lunghezza totale cm. 92,2
Lunghezza canna cm. 44,9
Rigature canna 4 destrorse - passo progressivo
Peso 2,9 Kg.
Caricatore integrato, 6 colpi, caricamento a lastrina
Alzo da 450 a 1.500 metri, da battaglia 300 metri