Enfield no.1 Mk III
Scheda di Absolut (citando Monsagrati) - arma fotografata della sua collezione privata.
Quello nella foto qui sopra è il mio Enfield 1 Mk III... senza asterisco, perché è dotato di cutoff. Poco dopo l'inizio della I G.M. gli inglesi decisero che il cutoff costava troppo in termini di tempi di lavorazione, e lo eliminarono passando all'MK III*. E' un 1914, prodotto da BSA (Birmingham Small Arms). Ecco i marchi:
La cosa che mi fa molto piacere è che la mira è dotata di regolazione laterale (windage knob) . I quasi novant'anni li porta decisamente bene ed ha una gran bella rigatura.
Ecco il congegno di mira.
Quella rotellina zigrinata sulla sinistra, è il "windage knob" che consente di ottenere aggiustamenti laterali del punto di impatto senza agire sulla mira frontale (per la quale occorre comunque un attrezzo specifico). Forse, con una visuale dal retro, si capisce meglio:
Per quanto riguarda il "cutoff", presente sul Mark III ed eliminato per ragioni di costi sul Mark III*, si tratta di una lamella che consente di non utilizzare le munizioni contenute nel caricatore, inserendole manualmente. Anche qui... forse si capisce meglio vedendo la foto:
Qui sopra il "cutoff" è chiuso, il caricatore non alimenta la camera di cartuccia, ed il fante camera le munizioni ad una ad una per conservare i colpi del caricatore per quando il nemico sarà più vicino e non ci sarà il tempo per caricare manualmente. Quando il "cutoff" è aperto il fucile torna ad utilizzare le munizioni contenute nel caricatore, come nella foto qui sotto:
Di solito preferisco essere io a scrivere il commento sull'arma, ma in questo caso sono costretto a fare un'eccezione, perché non sarei mai in grado di esprimere il mio pensiero sull'Enfield no.1 come fa invece Massimo Monsagrati:
Il
Lee Enfield, malgrado ancor oggi spari, e bene, in alcune agitate zone del
mondo, all’inizio della sua carriera fu una sorta di brutto anatroccolo, anche
se solo agli occhi degli Inglesi. Infatti, inspiegabilmente, non appena lo
adottarono, già pensarono di cambiarlo, trovandogli difetti più o meno
immaginari. Fortunatamente non si dettero retta e non lo cambiarono.
Il
primo Enfield è un gran fucile, contegnoso e un po’ eccentrico, come gli
isolani che lo costruirono. Ha un lussuoso calciolo in ottone massiccio, che
andava reso opaco in azione, ma lucidato per le parate, ed era oggetto di
sadiche attenzioni da parte del sergente d’ispezione. La canna è
completamente protetta dal legno, e ben protetti sono il mirino e l’alzo. Una
volta regolato, il fucile non si starerà più, anche cadesse in un dirupo. Ha
un serbatoio da dieci colpi invece che da cinque, la pallottola che spara è
potente, ma un po’ meno delle sue coeve (forse per lasciare una chance,
sportivamente, ai suoi avversari) ed è di forma squisitamente retrò.
Per puro spirito di contraddizione con ciò che gli altri eserciti pensarono, la calciatura è in due pezzi. Se si allenta, stringerla è un’avventura e occorre un cacciavite lungo un miglio da cacciare in un foro nel calcio lungo un altro miglio. Lo stesso otturatore è in due pezzi, con una testa avvitata che dà una grande e falsa sensazione di fragilità. In compenso l’Enfield è protetto in punta da un’armatura d’acciaio e questo peso rende l’arma più dolce da sparare e più rapida a tornare in mira. Corto, quando nacque, rispetto agli altri, permise alla fanteria inglese di confermare la sua tradizione di rapidità e abilità al fuoco. Secondo alcuni il movimento del suo otturatore lo rende il fucile a ripetizione manuale più rapido in assoluto.
Io... che non sono Massimo Monsagrati... beh... io non riesco a dimenticare gli Enfield disegnati da Hugo Pratt, e pur rendendomi conto che sto ragionando con la nostalgia, non posso fare a meno di ricordare Corto Maltese, "La ballata del mare salato" o "Le etiopiche"... ed ecco la ragione che mi spinge a mettere questi due disegni di Pratt, anche se non si tratta di immagini "oplologiche" e... i caricatori non mi paiono troppo realistici. Ma sono immagini che mi portano indietro di vent'anni, quando pesavo venti chili in meno, ed il sabato e la domenica non li passavo davanti alla televisione o in una sezione di TSN, ma con un 7TU o un CMP55 sulla schiena. Sto invecchiando, e non mi piace.
In effetti... la parte anteriore della canna del Lee Enfield è a mio parere bellissima.
Tornando al Lee Enfield, credo sia opportuno fare un po' di "storia noiosa". Il "Lee" che appare nella denominazione è James Paris Lee, un americano nato in Scozia che nel 1879 brevettò il disegno della azione. "Enfield" deriva dalla località Enfield Lock, in Inghilterra, dove aveva sede la RSAF (Royal Small Arms Factory). Nel 1887 Lee sottopose i suoi progetti alla gara per la realizzazione di un nuovo fucile, e questi furono accettati. Con qualche piccola modifica nacque il Lee-Metford "Magazine Rifle Mark I" del 1888. Questo fucile era progettato per la vecchia munizione .303, che utilizzava una carica compressa di polvere nera. Alcuni anni più tardi fu introdotta per il caricamento della munizione .303, una polvere infume denominata Cordite e fortemente corrosiva, capace di rovinare in breve tempo qualunque canna del fucile Lee-Metford.
Il fucile fu ri-progettato per la nuova munizione, e nel 1895 nacque il primo, vero Lee Enfield. Questo fu seguito da diverse altre modifiche finché nel 1906 non fu adottato il Mark III, con la denominazione ufficiale: "Short Magazine Lee Enfield (SMLE) No.1 Mk III". E' un fucile che ha partecipato alla prima guerra mondiale ed a parte della seconda, prodotto in Inghilterra fino agli anni 30 e poi sostituito dal Lee Enfield no. 4 Mk I. Gli australiani decisero di non passare al fucile no. 4, e continuarono a produrre anche durante la II G.M. il sempre valido no.1 Mk III.
Tra il Lee Enfield no. 1 ed il no. 4.... c'è stato l'Enfield no.3, che conosciamo come P14 che, malgrado fosse un buon fucile, evidentemente non piacque a nessuno. Non agli inglesi, che lo dimenticarono, e non agli americani, che lo ricamerarono in 30.06 e lo chiamarono P17, e appena finita la I G.M. riuscirono a dimenticare quale era stata l'arma del Sergente York, e si ri-gettarono a capofitto sul loro amato Springfield 1903. "Non è il mondan romor altro ch'un fiato di vento, ch'or vien quinci ed or vien quindi, e muta nome perché muta lato".